mercoledì 16 febbraio 2011

ARGOMENTI DI IGIENE BUONI PER TUTTI

L' ALLENAMENTO

Sono stati i grandi progressi nell'allenamento equino che hanno messo decisamente in valore l'allenamento razionale.
Qui non è il caso di parlare di metodi di allenamento destinati a produrre attitudini fisiche di potenza forzata, a formare "specialisti" e "campioni" (metodi perfino richiedenti il concorso di aiutanti e di vigilanti).
L'allenamento, in linea di igiene ordinaria, si riduce ad una pratica di lavoro e di esercizio (e di nutrimento) a cui ciascuno possa addarsi nei limiti che ha disponibili: dalla quale pratica egli senta di ritrarre forza e benessere; della quale pratica egli faccia il continuato riscontro sui dati fisiologici via via percepiti in sè medesimo; per la quale pratica egli abbia di guida certi dettami provenienti dalla esperienza altrui e, non meno, certi assiomi che invece, purtroppo, comunemente sono misconosciuti perchè troppo semplici!.
Soprattutto, l'allenamento, in linea di igiene ordinaria, deve essere continuativo. L'allenamento deve tendere ad essere uno stato di elasticità e di resistenza, pronto in permanenza per ogni cimento. Questo pur non vuol dire che sempre abbia da essere praticato il massimo lavoro e il massimo esercizio: si incorrerebbe con ciò, piuttosto, in uno sciupio delle proprie forze, della stessa volontà di operare, e del tempo che, oltre ai propri obblighi, piaccia di dare agli svaghi di gradimento.

Sono contrari all'allenamento i prolungati periodi di riposo. Sta all'esercizio, combinato col lavoro, di essere il vero regolatore dell'allenamento: cosicchè sia tributata alla formazione dell'allenamento una somma di attività, con alti e bassi di intensità e con intercalati riposi, ma a ritmo graduale, la quale induca nell'organismo la vera elasticità di resistenza e di potenza.
Il passaggio da uno stato di protratto riposo all'esercizio intenso deve essere fatto con lenta progressione di attività. Similmente, il passaggio dall'esercizio intenso allo stato di riposo, ossia ciò che si può dire la "dismissione dell'esercizio intenso", deve essere fatto con raccordo di attività e non con tronca sospensione.
Ambedue i passaggi, se rapidi, sono dannosi alla salute in quanto determinano alterazioni nella compagine stessa dell'organismo.

Si è vigili sul proprio allenamento col seguirne le ripercussioni sulle varie funzioni del proprio corpo e anche sulle sensazioni del proprio spirito; e si è in grado di regolar bene il proprio allenamento se si è riusciti come a presentire le rivelazioni di danno corrispondenti ai limiti forzati da non raggiungere.
Gli indici principali del buon allenamento, di semplice istintiva percezione sono: il senso periodico della fame puro da sete; la libera ampia inspirazione polmonare; la testa di nessun peso e pronta ai più rapidi movimenti;
la grassezza o la magrezza non eccessive e di buon rispetto per il naturale temperamento; l'addome sostenuto non rilasciato; una sensazione di elasticità nei muscoli che inviti come a stirarli e adoperarli; la prontezza istintiva a muoversi; la traspirazione umida difficile ad emergere per esercizio che non sia molto intenso; la digestione non affatto sentita; i rifiuti regolari; il riposo durante il sonno, di pieno abbandono, senza agitazioni di sorta; un senso complessivo di leggerezza fisica, da confrontare a quello che subitamente si prova all'annuncio di una buona notizia; il desiderio sessuale regolabile dalla volontà e l'amplesso stesso concorrente al gradevole senso di leggerezza fisica; e, più importante su tutti i citati indici, il cuore tacito, non rivelantesi, come insensibile (eccetto che... per la pietà, s'intende, e... per l'amore, se volete).

Per le persone femmine sviluppate, il  buon allenamento ha corrispondente una esatta regolarità di deflussi; anzi il buon allenamento stesso la produce tale (la regolarità n.d.r.), da vero artefice di buona salute.
Ai suddetti indici, che si possono dire positivi per giudicare del proprio allenamento, si devono aggiungere come negativi, ossia "di allarme", tutti quelli manifestantisi come irregolarità o alterazioni nelle funzioni e condizioni organiche, i quali potrebbero dirsi veri "sintomi" in senso medico.

Dunque, alle proprie funzioni e condizioni organiche bisogna stare costantemente attenti; e il proprio raziocinio intento a riferir gli effetti alle cause, non può mancare di suggerire giustamente come riprendersi.
Se la spiegazione di qualche manifestazione esorbita oltre ilnproprio raziocinio, la parola sarà al Medico.
Che al cuore più che ad ogni altro organo debba essere tesa l'attenzione per giudicare del proprio allenamento e della saldezza della propria salute, è conseguenza dell'essere, il cuore, il viscere su cui pesa la maggiore responsabilità nel processo organico vitale, che funziona senza tregua e che determina tutti i
"cicli dinamici" della macchina organica.
Come nella propria condotta morale, così dunque nella propria condotta fisica, è ancora la voce del cuore che si deve ascoltare più di ogni altra.

L'eccitabilità, l'irritabilità, l'irrequitezza, i sussulti nervosi, il patema d'animo, sono guai dai quali l'allenamento fa salvi i suoi fedeli. Col buon allenamento, non sarà di disagio, ma sarà anzi di piacere, di portare eretta, alta, la persona, a torace espanso, a muscoli liberi, a movimenti equilibrati. Si può dire che lo stato di allenamento è la stessa buona salute in atto; che buona pratica è quella dell'allenamento per conoscere sè stessi!: per essa, non solo si è tratti allo studio di tutte la proprie condizioni organiche, ma si contrae abituale l'intento di guardare in sè stessi, e questo abituale intento diventa qualità intrinseca dell'animo e del sentimento.

Come impegno sufficiente per avere un normale stato di allenamento, è da citarsi quello di fare ogni giorno (saranno "di riposo" i giorni di pessimo tempo e "di interruzione" quelli altrimenti impegnati), preferibilmente di prima mattina, una passeggiata di almeno cinque chilometri (comprendente, a metà, una salita piuttosto ripida di circa un chilometro), tutta a passo svelto e magari con qualche piccolo tratto di corsa salterellata o a passi molto lunghi; vi si dovrà ottenere di sudare per virtù dell'esercizio e non di gravezza di vestiario; al ritorno, mutamento del vestiario, con intermezzo di strofinamento della pelle a senso di prosciugamento e "massaggio"; piccola ripresa di ambulazione sùbito (cioè non sedersi sùbito se non è piena estate); l'organismo allora sarà sentito "fresco, leggerino e disposto"; tutto il resto della giornata potrà impiegarsi in qualsiasi lavoro anche interamente sedentario. Dopo la passeggiata, il mutamento degli abiti e lo strofinamento della pelle sono regole sommamente igieniche. Qualora non si abbia modo di fare quel mutamento di vestiario, si cerchi di non raggiungere affatto, nella passeggiata, la traspirazione umida.
Buona cosa è di fare, possibilmente, la passeggiata tenendosi in pieno sole e non solo prima di essere sudati ma a maggior ragione quando si è sudati. Soltanto l'ultimo tratto sarà preferibile di farlo "in ombra" per arrivare a casa a vestito fresco.
Avendo poi modo di cambiarsi, è bene di indossare robaccia (va bene una tuta n.d.r.) per fare la passeggiata mattinale: l'istintivo disimpegno da ogni riguardosità verso il vestito, si traduce in tanto maggiore dedizione nell'esercizio praticato.
Durante la passeggiata, la funzione visiva  non solo partecipa al guadagno di vigoria di tutto l'organismo, ma esegue, per parte propria, senza tensioni, una continua proficua ginnastica di "adattamento" per le varie distanze e si rinforza negli apparati diottrici e nei nervi ottici.
Nel camminare a passo svelto durante la passeggiata di allenamento, si deve ricorrere, per qualche tratto, a tenere le ginocchia alquanto piegate, molleggiandosi sopra le ginocchia: sarà conferita così maggior elasticità all'organismo. Camminando similmente a ginocchia molto piegate nelle lunghe discese ripide, si rimarrà esenti da indolimenti, ai tendini e ai muscoli, nelle gambe, quando non si è giustamente allenati.

La LINEA CADORNA nel Verbano Cusio Ossola

I monti del Verbano Cusio Ossola, a ridosso dei laghi, sono percorsi da una fitta ragnatela di trincee e mulattiere, realizzate agli inizi del Novecento durante la Prima Guerra Mondiale. Fu un'impresa colossale che trasformò il paesaggio montano e impegnò uomini e donne della nostra terra. Questo imponente sistema fortificato, oggi conosciuto come Linea Cadorna (dal nome del generale verbanese che ne decise la costruzione), non fu mai utilizzato per scopi bellici e fu progressivamente abbandonato nei decenni seguenti la conclusione della Grande Guerra. Oggi, dopo un lungo abbandono, sono in atto puntuali8 interventi di valorizzazione e recupero conservativo, promossi e coordinati dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola, al fine di restituire alle giovani generazioni e al turismo storico un momento significativo e poco conosciuto di questa terra tra laghi e montagne in un periodo cruciale della nostra storia.
Vecchie strade di guerra diventano oggi sentieri di pace, offerti all'escursionismo moderno come recupero di memoria storica e opportunità di conoscere e apprezzare gli alti valori ambientali della provincia del VCO.
(Dal libro "LA LINEA CADORNA NEL VERBANO CUSIO OSSOLA - dai sentieri di guerra alle strade di pace"  -  Assessorato Cultura e Turismo   -  http://www.provincia.verbania.it/)