L' ALLENAMENTO
Sono stati i grandi progressi nell'allenamento equino che hanno messo decisamente in valore l'allenamento razionale.
Qui non è il caso di parlare di metodi di allenamento destinati a produrre attitudini fisiche di potenza forzata, a formare "specialisti" e "campioni" (metodi perfino richiedenti il concorso di aiutanti e di vigilanti).
L'allenamento, in linea di igiene ordinaria, si riduce ad una pratica di lavoro e di esercizio (e di nutrimento) a cui ciascuno possa addarsi nei limiti che ha disponibili: dalla quale pratica egli senta di ritrarre forza e benessere; della quale pratica egli faccia il continuato riscontro sui dati fisiologici via via percepiti in sè medesimo; per la quale pratica egli abbia di guida certi dettami provenienti dalla esperienza altrui e, non meno, certi assiomi che invece, purtroppo, comunemente sono misconosciuti perchè troppo semplici!.
Soprattutto, l'allenamento, in linea di igiene ordinaria, deve essere continuativo. L'allenamento deve tendere ad essere uno stato di elasticità e di resistenza, pronto in permanenza per ogni cimento. Questo pur non vuol dire che sempre abbia da essere praticato il massimo lavoro e il massimo esercizio: si incorrerebbe con ciò, piuttosto, in uno sciupio delle proprie forze, della stessa volontà di operare, e del tempo che, oltre ai propri obblighi, piaccia di dare agli svaghi di gradimento.
Sono contrari all'allenamento i prolungati periodi di riposo. Sta all'esercizio, combinato col lavoro, di essere il vero regolatore dell'allenamento: cosicchè sia tributata alla formazione dell'allenamento una somma di attività, con alti e bassi di intensità e con intercalati riposi, ma a ritmo graduale, la quale induca nell'organismo la vera elasticità di resistenza e di potenza.
Il passaggio da uno stato di protratto riposo all'esercizio intenso deve essere fatto con lenta progressione di attività. Similmente, il passaggio dall'esercizio intenso allo stato di riposo, ossia ciò che si può dire la "dismissione dell'esercizio intenso", deve essere fatto con raccordo di attività e non con tronca sospensione.
Ambedue i passaggi, se rapidi, sono dannosi alla salute in quanto determinano alterazioni nella compagine stessa dell'organismo.
Si è vigili sul proprio allenamento col seguirne le ripercussioni sulle varie funzioni del proprio corpo e anche sulle sensazioni del proprio spirito; e si è in grado di regolar bene il proprio allenamento se si è riusciti come a presentire le rivelazioni di danno corrispondenti ai limiti forzati da non raggiungere.
Gli indici principali del buon allenamento, di semplice istintiva percezione sono: il senso periodico della fame puro da sete; la libera ampia inspirazione polmonare; la testa di nessun peso e pronta ai più rapidi movimenti;
la grassezza o la magrezza non eccessive e di buon rispetto per il naturale temperamento; l'addome sostenuto non rilasciato; una sensazione di elasticità nei muscoli che inviti come a stirarli e adoperarli; la prontezza istintiva a muoversi; la traspirazione umida difficile ad emergere per esercizio che non sia molto intenso; la digestione non affatto sentita; i rifiuti regolari; il riposo durante il sonno, di pieno abbandono, senza agitazioni di sorta; un senso complessivo di leggerezza fisica, da confrontare a quello che subitamente si prova all'annuncio di una buona notizia; il desiderio sessuale regolabile dalla volontà e l'amplesso stesso concorrente al gradevole senso di leggerezza fisica; e, più importante su tutti i citati indici, il cuore tacito, non rivelantesi, come insensibile (eccetto che... per la pietà, s'intende, e... per l'amore, se volete).
Ai suddetti indici, che si possono dire positivi per giudicare del proprio allenamento, si devono aggiungere come negativi, ossia "di allarme", tutti quelli manifestantisi come irregolarità o alterazioni nelle funzioni e condizioni organiche, i quali potrebbero dirsi veri "sintomi" in senso medico.
Dunque, alle proprie funzioni e condizioni organiche bisogna stare costantemente attenti; e il proprio raziocinio intento a riferir gli effetti alle cause, non può mancare di suggerire giustamente come riprendersi.
Se la spiegazione di qualche manifestazione esorbita oltre ilnproprio raziocinio, la parola sarà al Medico.
Che al cuore più che ad ogni altro organo debba essere tesa l'attenzione per giudicare del proprio allenamento e della saldezza della propria salute, è conseguenza dell'essere, il cuore, il viscere su cui pesa la maggiore responsabilità nel processo organico vitale, che funziona senza tregua e che determina tutti i
"cicli dinamici" della macchina organica.
Come nella propria condotta morale, così dunque nella propria condotta fisica, è ancora la voce del cuore che si deve ascoltare più di ogni altra.
L'eccitabilità, l'irritabilità, l'irrequitezza, i sussulti nervosi, il patema d'animo, sono guai dai quali l'allenamento fa salvi i suoi fedeli. Col buon allenamento, non sarà di disagio, ma sarà anzi di piacere, di portare eretta, alta, la persona, a torace espanso, a muscoli liberi, a movimenti equilibrati. Si può dire che lo stato di allenamento è la stessa buona salute in atto; che buona pratica è quella dell'allenamento per conoscere sè stessi!: per essa, non solo si è tratti allo studio di tutte la proprie condizioni organiche, ma si contrae abituale l'intento di guardare in sè stessi, e questo abituale intento diventa qualità intrinseca dell'animo e del sentimento.
Come impegno sufficiente per avere un normale stato di allenamento, è da citarsi quello di fare ogni giorno (saranno "di riposo" i giorni di pessimo tempo e "di interruzione" quelli altrimenti impegnati), preferibilmente di prima mattina, una passeggiata di almeno cinque chilometri (comprendente, a metà, una salita piuttosto ripida di circa un chilometro), tutta a passo svelto e magari con qualche piccolo tratto di corsa salterellata o a passi molto lunghi; vi si dovrà ottenere di sudare per virtù dell'esercizio e non di gravezza di vestiario; al ritorno, mutamento del vestiario, con intermezzo di strofinamento della pelle a senso di prosciugamento e "massaggio"; piccola ripresa di ambulazione sùbito (cioè non sedersi sùbito se non è piena estate); l'organismo allora sarà sentito "fresco, leggerino e disposto"; tutto il resto della giornata potrà impiegarsi in qualsiasi lavoro anche interamente sedentario. Dopo la passeggiata, il mutamento degli abiti e lo strofinamento della pelle sono regole sommamente igieniche. Qualora non si abbia modo di fare quel mutamento di vestiario, si cerchi di non raggiungere affatto, nella passeggiata, la traspirazione umida.
Buona cosa è di fare, possibilmente, la passeggiata tenendosi in pieno sole e non solo prima di essere sudati ma a maggior ragione quando si è sudati. Soltanto l'ultimo tratto sarà preferibile di farlo "in ombra" per arrivare a casa a vestito fresco.
Avendo poi modo di cambiarsi, è bene di indossare robaccia (va bene una tuta n.d.r.) per fare la passeggiata mattinale: l'istintivo disimpegno da ogni riguardosità verso il vestito, si traduce in tanto maggiore dedizione nell'esercizio praticato.
Durante la passeggiata, la funzione visiva non solo partecipa al guadagno di vigoria di tutto l'organismo, ma esegue, per parte propria, senza tensioni, una continua proficua ginnastica di "adattamento" per le varie distanze e si rinforza negli apparati diottrici e nei nervi ottici.
Nel camminare a passo svelto durante la passeggiata di allenamento, si deve ricorrere, per qualche tratto, a tenere le ginocchia alquanto piegate, molleggiandosi sopra le ginocchia: sarà conferita così maggior elasticità all'organismo. Camminando similmente a ginocchia molto piegate nelle lunghe discese ripide, si rimarrà esenti da indolimenti, ai tendini e ai muscoli, nelle gambe, quando non si è giustamente allenati.
Quelli che dicono di "non aver tempo" per la passeggiata mattinale, non possono trovare un'oretta da tributarle? Balzino giù dal letto per tempo. Sì, chi più chi meno, tutti si sente pesante lo sforzo di togliersi dal letto quando si sarebbe padroni di starvi ancora; ma quello stesso sforzo non è, intanto, una coercizione dell'istinto offerta, se non al dovere, alla ragione? Provate a sentirlo, quello sforzo, come motivo di tempramento del carattere e vedrete che Vi si volgerà nell'animo come piacere. Col buono stato di allenamento l'organismo rimane abbisognevole di minor durata di riposo giornaliero (ossia sulle ventiquattro ore) e meno anche sente la tendenza ad abbandonarvisi, perchè quanto maggiore è la vigoria e la resistenza dell'organismo, tanto minore è il bisogno di ricostituzione richiesta al riposo e al riposo di sonno.
Il permanente stato di allenamento, reso, come tale, compagno dell'esistenza, se aumenta le ore vissute nelle giornate, aumenta altresì il numero degli anni che potranno essere sopportati;
dunque, allunga doppiamente la vita!.
Se proprio la passeggiata di prima mattina non è fattibile, almeno poi durante la giornata resa "più lunga"
dal minor bisogno di riposare, qualche ora libera la si può trovare, da impiegare nel moto: che brutta cosa adoperare tanto, come si fa, il tramvai e l'ascensore pur non essendo stretti dal tempo o affetti da mali alle gambe o al cuore. Il pensiero della faccenda da sbrigare, o quello di altre faccende, può distrarre dalla "noja del camminare"; questa condizione dovrebbe essere considerata dai miseri che hanno noja il camminare.
Salir le scale è un esercizio molto igienico, cui tutti quelli che abitano "in alto" si dovrebbero dir fortunati di poter fare, esercizio periodico e perciò appieno "razionale". L'esercizio di salir le scale dovrebbe perfino essere ricercato, come "rinforzante", nelle città piane e di pianura.
Ancora, molti paventano l'addarsi ad una abitudinale pratica di allenamento, per l'idea che il procurarsi, il mantenersi, un buono stato di allenamento, sia crearsi una vita di impegni, di schiavitù continue, metodiche.
Invece, sia che si cominci presto nella vita ad avere un buono stato di allenamento, sia che più tardi e con buona volontà lo si raggiunga, una volta che quello stato si sia immedesimato coll'organismo, esso sarà capace di resistere a tutti gli strappi che si facciano alla sua metodicità, anzi avrà persino vantaggio da saltuari riposi e cimenti, vigili che però si sia per i loro compensi razionali. Fra questi compensi avrà buon posto il trattamento richiesto al massaggio. (pubblicherò al più presto il post sul massaggio n.d.r.).
La vigoria fisica è il portato dell'allenamento. Pur senza aver sortito da Natura un organismo di molta robustezza si può, mediante l'allenamento, assicurarsi una vigoria invidiabile da chiunque. E' da citarsi ancora a riguardo l'"allevamento equino", una cui massima dice: "val più un asino allenato che un puro sangue non allenato".
Colla vigoria fisica stanno l'energia morale, la quale combina la arditezza alla forza morale, la franchezza, la bontà d'animo, la perseveranza, la serenità di pensiero per il lavoro mentale; la vigoria fisica è direttamente rimunerata, come la bellezza, dal simpatizzamento altrui.
Quante ragioni, queste, per far davvero serio il culto da votare all'allenamento.
Al volgere il pensiero alle persone femminine, vien da considerare che esse trovino di portata esagerata, a proprio riguardo, tutto ciò che si dica dell'allenamento. D'altra parte, la persona femminina ha realmente un organismo che, meno di quello mascolino, risente della mancanza di allenamento; è proprio questione del suo potente "sistema nervoso"; non vediamo la donna resistere a lavori di discontinua gravezza i quali accascierebbero l'uomo più vigoroso? Le persone femminine che vogliono adattarsi a praticare un razionale allenamento, adeguato bensì alle proprie forze e alle proprie esigenze di vita, quanto mai giovamento vi possono trovare per la conservazione della propria salute. Ne ritrarranno riposo dei nervi, bellezza fiorente, freschezza durevole. Oltre alla bellezza, avranno la grazia, soccorsa dalla prefetta elasticità flessuosa della persona; e avranno la bontà che è alla donna ciò che il profumo è al fiore.
Per i ragazzi lo stato permanente di allenamento è un obbligo assoluto, come ragione di sviluppo al loro organismo; ma si dovrà pure evitare che vi sieno per essi affaticamenti o sovraeccitamenti; al che sarà favorevole la varietà nelle specie di esercizio.
Ai tempi presenti è molto comune l'ossessione di condurre, durante l'estate, la famiglia in campagna o al mare; e quelli che non ne hanno la possibilità finanziaria si credono votati alla disgrazia! Ma non vi sono belle passeggiate mattinali nei dintorni della città, giovevoli per ogni pretesa di salute? Quotidiane che sieno, non faranno neppur più sentire i caldi canicolari; i ragazzi si rifaranno, del sonno perduto alla mattina, col dormire un buon pò nella giornata.
QUESTI ARGOMENTI PER LA BUONA SALUTE SONO STATI SCRITTI A FIRENZE NEL 1921. NONOSTANTE SIANO TRASCORSI NOVANT'ANNI, LI TROVO PIU' CHE MAI ATTUALI E, SOPRATTUTTO, ATTUABILI.
SEI UN NEOFITA DEL MOTO PEDESTRE? POSTA UN COMMENTO PER DIRE COSA NE PENSI!
SEI UN CAMMINATORE INCALLITO? COMMENTA, CON LA TUA ESPERIENZA, QUESTE ARGOMENTAZIONI!
Personalmente posso dire che leggere queste argomentazioni, non ha fatto altro che confermare le sensazioni da sempre provate e provocate dal moto pedestre. Un benessere generalizzato che, paradossalmente, nessun riposo oltremodo prolungato, è in grado di darmi più di tanto. Dopo tre o quattro giorni se non faccio una passeggiatina, non mi sento più a posto. Inoltre, sono più che mai convinto che questo tipo di attitudine di vita, sta alla base per prevenire gli incidenti che colpiscono di norma gli escursionisti; cadute, scivolate, malori, perdita di orientamento, ecc. che rappresentano circa il 70% degli interventi del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (fonte CAI); per cui più sei elastico e meno rischi di cadere e farti male...almeno per la mia persona sento che è proprio così che funziona. Per cui re-imparate a camminare, primo per voi stessi e il vostro benessere, secondo perchè un minimo di resistenza fisica è sempre auspicabile per affrontare l' incerto futuro che ci attende e terzo per il nostro povero Pianeta Terra, perchè più camminiamo, meno inquiniamo! Nella speranza che l'Ambiente verra' finalmente messo al primo posto negli interessi dell'essere umano.
Il Fiore.
...lungo la "TRASENGA" l'antica via che da Armeno porta alla vetta del Mottarone (1491m) |