mercoledì 16 marzo 2011

6 marzo 2011 - una magnifica giornata sulle nevi di Devero

Le previsioni lo avevano preannunciato che domenica 6 marzo sarebbe stata una giornata spettacolare....
Così, non avendo ospiti da accompagnare all'escursione in programma al Morissolo, ho fatto un giro di telefonate ai miei compagni "selvatici"di sempre, per organizzare una bella ciaspolata al Devero.
Hanno risposto alla chiamata Grazia e Leo dalla Valsesia e Andrea dal Cusio.
Visto e considerato che, a causa delle condizioni avverse negli ultimi wee-end, avevamo tutti un po' perso la "gamba", decidiamo per un'escursione senza forzature più di tanto, una classica:
la salita al MONTE CAZZOLA  (2330 m) che, come sempre, ci ha regalato immense soddisfazioni.
Infatti, dalla vetta, si può osservare Devero con le sue montagne a 360°e, in giornate limpide come questa,  il panorama ti lascia senza fiato. Il tutto nell'incanto del paesaggio coperto dalla neve..... 



...preparando l'attrezzatura,  ci viene già l'acquolina... 


 

cominciamo a salire attraverso il bosco di larici...

 

prima e meritata sosta: l'Alpe Misanco



salendo ci compare davanti il Passo di Cornera...




..e mi sembra un bel posto per fare una piccola sosta e per una foto di gruppo




attacchiamo la vetta e..




ed in breve siamo in cima...estasiati dal panorama che abbiamo di fronte....

Sembrano così vicini il Diei e il Cistella...

...verso il Veglia spunta il Monte Leone...

...che spettacolo...




iniziamo la discesa verso la Val Buscagna, percorso che ci permetterà di completare il nostro giro ad anello.
(Questo percorso richiede conoscenza del manto nevoso ed esperienza della montagna invernale n.d.r.)


...che soddisfazione, neve vergine...


giungiamo al bellissimo Curt dul Vel...



Andrea e Grazia giocano sulla neve,  ma il posto è veramente magico...



..superato il Lago Nero, giungiamo all'Alpe Buscagna, dove un tabellone esplicativo del Parco,
 spiega la magia della trasformazione del latte in formaggio. Inoltre questo percorso fa parte del GTA.


dopo Buscagna, ecco la piana di Devero sotto di noi...


Forza ragazzi, un ultimo sforzo  e ci siamo....




NOTE TECNICHE DELL'ESCURSIONE:

Dislivello: 700 m
tempo dell'intera gita:   5.30 ore così suddivise:
2 ore in salita e in discesa
1.30 sosta in vetta
Difficoltà: E

Eh sì, ce la siamo presa mooolto molto comoda, è stata proprio una bella ciaspolata!! Mi sono venuti in mente tutti i visi delle persone incontrate in montagna, che avrebbero apprezzato e avuto il piacere di condividere una giornata così gratificante.Così approfitto per dire agli amici di Sesto Calende che ho incontrato in una precedente escursione al Devero (16 gennaio) e anche a tutti gli altri che si interessano ai programmi di LAGHI E WILDERNESS, di informarsi sempre (per favore senza timori reverenziali o paure di non essere all'altezza della situazione... chi mi conosce, sa che cerco sempre di  essere attento e disponibile verso le esigenze di tutti,) per sapere come mi sto muovendo,  perchè è vero che seguo scrupolosamente il programma del mese, ma tenete presente che ci sono anche delle variabili da considerare, come il meteo (quando stendo il programma, non posso sapere a priori che tempo farà...), il numero dei partecipanti che si iscrivono (oppure non si iscrivono),  impegni miei dell'ultimo minuto ecc. Perciò, se siete interessati a muovere mente, cuore e gambe nella natura, non fatevi troppi scrupoli, telefonate ed informatevi sempre,  giusto per sapere come mi sto organizzando e, se l'escursione riprogrammata farà per voi, sarete senz'altro invitati a partecipare e diventare anche voi "compagni selvatici", se invece sarà un escursione di difficoltà superiore alle vostre capacità, ci risentiremo per un'altra occasione.....Naturalmente gli ultimi arrivati offrono una birra a tutti....


mercoledì 16 febbraio 2011

ARGOMENTI DI IGIENE BUONI PER TUTTI

L' ALLENAMENTO

Sono stati i grandi progressi nell'allenamento equino che hanno messo decisamente in valore l'allenamento razionale.
Qui non è il caso di parlare di metodi di allenamento destinati a produrre attitudini fisiche di potenza forzata, a formare "specialisti" e "campioni" (metodi perfino richiedenti il concorso di aiutanti e di vigilanti).
L'allenamento, in linea di igiene ordinaria, si riduce ad una pratica di lavoro e di esercizio (e di nutrimento) a cui ciascuno possa addarsi nei limiti che ha disponibili: dalla quale pratica egli senta di ritrarre forza e benessere; della quale pratica egli faccia il continuato riscontro sui dati fisiologici via via percepiti in sè medesimo; per la quale pratica egli abbia di guida certi dettami provenienti dalla esperienza altrui e, non meno, certi assiomi che invece, purtroppo, comunemente sono misconosciuti perchè troppo semplici!.
Soprattutto, l'allenamento, in linea di igiene ordinaria, deve essere continuativo. L'allenamento deve tendere ad essere uno stato di elasticità e di resistenza, pronto in permanenza per ogni cimento. Questo pur non vuol dire che sempre abbia da essere praticato il massimo lavoro e il massimo esercizio: si incorrerebbe con ciò, piuttosto, in uno sciupio delle proprie forze, della stessa volontà di operare, e del tempo che, oltre ai propri obblighi, piaccia di dare agli svaghi di gradimento.

Sono contrari all'allenamento i prolungati periodi di riposo. Sta all'esercizio, combinato col lavoro, di essere il vero regolatore dell'allenamento: cosicchè sia tributata alla formazione dell'allenamento una somma di attività, con alti e bassi di intensità e con intercalati riposi, ma a ritmo graduale, la quale induca nell'organismo la vera elasticità di resistenza e di potenza.
Il passaggio da uno stato di protratto riposo all'esercizio intenso deve essere fatto con lenta progressione di attività. Similmente, il passaggio dall'esercizio intenso allo stato di riposo, ossia ciò che si può dire la "dismissione dell'esercizio intenso", deve essere fatto con raccordo di attività e non con tronca sospensione.
Ambedue i passaggi, se rapidi, sono dannosi alla salute in quanto determinano alterazioni nella compagine stessa dell'organismo.

Si è vigili sul proprio allenamento col seguirne le ripercussioni sulle varie funzioni del proprio corpo e anche sulle sensazioni del proprio spirito; e si è in grado di regolar bene il proprio allenamento se si è riusciti come a presentire le rivelazioni di danno corrispondenti ai limiti forzati da non raggiungere.
Gli indici principali del buon allenamento, di semplice istintiva percezione sono: il senso periodico della fame puro da sete; la libera ampia inspirazione polmonare; la testa di nessun peso e pronta ai più rapidi movimenti;
la grassezza o la magrezza non eccessive e di buon rispetto per il naturale temperamento; l'addome sostenuto non rilasciato; una sensazione di elasticità nei muscoli che inviti come a stirarli e adoperarli; la prontezza istintiva a muoversi; la traspirazione umida difficile ad emergere per esercizio che non sia molto intenso; la digestione non affatto sentita; i rifiuti regolari; il riposo durante il sonno, di pieno abbandono, senza agitazioni di sorta; un senso complessivo di leggerezza fisica, da confrontare a quello che subitamente si prova all'annuncio di una buona notizia; il desiderio sessuale regolabile dalla volontà e l'amplesso stesso concorrente al gradevole senso di leggerezza fisica; e, più importante su tutti i citati indici, il cuore tacito, non rivelantesi, come insensibile (eccetto che... per la pietà, s'intende, e... per l'amore, se volete).

Per le persone femmine sviluppate, il  buon allenamento ha corrispondente una esatta regolarità di deflussi; anzi il buon allenamento stesso la produce tale (la regolarità n.d.r.), da vero artefice di buona salute.
Ai suddetti indici, che si possono dire positivi per giudicare del proprio allenamento, si devono aggiungere come negativi, ossia "di allarme", tutti quelli manifestantisi come irregolarità o alterazioni nelle funzioni e condizioni organiche, i quali potrebbero dirsi veri "sintomi" in senso medico.

Dunque, alle proprie funzioni e condizioni organiche bisogna stare costantemente attenti; e il proprio raziocinio intento a riferir gli effetti alle cause, non può mancare di suggerire giustamente come riprendersi.
Se la spiegazione di qualche manifestazione esorbita oltre ilnproprio raziocinio, la parola sarà al Medico.
Che al cuore più che ad ogni altro organo debba essere tesa l'attenzione per giudicare del proprio allenamento e della saldezza della propria salute, è conseguenza dell'essere, il cuore, il viscere su cui pesa la maggiore responsabilità nel processo organico vitale, che funziona senza tregua e che determina tutti i
"cicli dinamici" della macchina organica.
Come nella propria condotta morale, così dunque nella propria condotta fisica, è ancora la voce del cuore che si deve ascoltare più di ogni altra.

L'eccitabilità, l'irritabilità, l'irrequitezza, i sussulti nervosi, il patema d'animo, sono guai dai quali l'allenamento fa salvi i suoi fedeli. Col buon allenamento, non sarà di disagio, ma sarà anzi di piacere, di portare eretta, alta, la persona, a torace espanso, a muscoli liberi, a movimenti equilibrati. Si può dire che lo stato di allenamento è la stessa buona salute in atto; che buona pratica è quella dell'allenamento per conoscere sè stessi!: per essa, non solo si è tratti allo studio di tutte la proprie condizioni organiche, ma si contrae abituale l'intento di guardare in sè stessi, e questo abituale intento diventa qualità intrinseca dell'animo e del sentimento.

Come impegno sufficiente per avere un normale stato di allenamento, è da citarsi quello di fare ogni giorno (saranno "di riposo" i giorni di pessimo tempo e "di interruzione" quelli altrimenti impegnati), preferibilmente di prima mattina, una passeggiata di almeno cinque chilometri (comprendente, a metà, una salita piuttosto ripida di circa un chilometro), tutta a passo svelto e magari con qualche piccolo tratto di corsa salterellata o a passi molto lunghi; vi si dovrà ottenere di sudare per virtù dell'esercizio e non di gravezza di vestiario; al ritorno, mutamento del vestiario, con intermezzo di strofinamento della pelle a senso di prosciugamento e "massaggio"; piccola ripresa di ambulazione sùbito (cioè non sedersi sùbito se non è piena estate); l'organismo allora sarà sentito "fresco, leggerino e disposto"; tutto il resto della giornata potrà impiegarsi in qualsiasi lavoro anche interamente sedentario. Dopo la passeggiata, il mutamento degli abiti e lo strofinamento della pelle sono regole sommamente igieniche. Qualora non si abbia modo di fare quel mutamento di vestiario, si cerchi di non raggiungere affatto, nella passeggiata, la traspirazione umida.
Buona cosa è di fare, possibilmente, la passeggiata tenendosi in pieno sole e non solo prima di essere sudati ma a maggior ragione quando si è sudati. Soltanto l'ultimo tratto sarà preferibile di farlo "in ombra" per arrivare a casa a vestito fresco.
Avendo poi modo di cambiarsi, è bene di indossare robaccia (va bene una tuta n.d.r.) per fare la passeggiata mattinale: l'istintivo disimpegno da ogni riguardosità verso il vestito, si traduce in tanto maggiore dedizione nell'esercizio praticato.
Durante la passeggiata, la funzione visiva  non solo partecipa al guadagno di vigoria di tutto l'organismo, ma esegue, per parte propria, senza tensioni, una continua proficua ginnastica di "adattamento" per le varie distanze e si rinforza negli apparati diottrici e nei nervi ottici.
Nel camminare a passo svelto durante la passeggiata di allenamento, si deve ricorrere, per qualche tratto, a tenere le ginocchia alquanto piegate, molleggiandosi sopra le ginocchia: sarà conferita così maggior elasticità all'organismo. Camminando similmente a ginocchia molto piegate nelle lunghe discese ripide, si rimarrà esenti da indolimenti, ai tendini e ai muscoli, nelle gambe, quando non si è giustamente allenati.

La LINEA CADORNA nel Verbano Cusio Ossola

I monti del Verbano Cusio Ossola, a ridosso dei laghi, sono percorsi da una fitta ragnatela di trincee e mulattiere, realizzate agli inizi del Novecento durante la Prima Guerra Mondiale. Fu un'impresa colossale che trasformò il paesaggio montano e impegnò uomini e donne della nostra terra. Questo imponente sistema fortificato, oggi conosciuto come Linea Cadorna (dal nome del generale verbanese che ne decise la costruzione), non fu mai utilizzato per scopi bellici e fu progressivamente abbandonato nei decenni seguenti la conclusione della Grande Guerra. Oggi, dopo un lungo abbandono, sono in atto puntuali8 interventi di valorizzazione e recupero conservativo, promossi e coordinati dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola, al fine di restituire alle giovani generazioni e al turismo storico un momento significativo e poco conosciuto di questa terra tra laghi e montagne in un periodo cruciale della nostra storia.
Vecchie strade di guerra diventano oggi sentieri di pace, offerti all'escursionismo moderno come recupero di memoria storica e opportunità di conoscere e apprezzare gli alti valori ambientali della provincia del VCO.
(Dal libro "LA LINEA CADORNA NEL VERBANO CUSIO OSSOLA - dai sentieri di guerra alle strade di pace"  -  Assessorato Cultura e Turismo   -  http://www.provincia.verbania.it/)

mercoledì 12 gennaio 2011

PRIVACY


PRIVACY

Tutti i dati e le informazioni che mi saranno trasmesse, non saranno in alcun caso comunicati a terzi
in accordo con la legge sulla privacy.
Per esercitare i diritti di cui all'articolo 7 del D. Leg. 196/2003 (tra cui modificare o cancellare i dati), gli interessati sono pregati di inviare una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica. GRAZIE.

venerdì 31 dicembre 2010

IL GRUPPO AMICI DELLA MONTAGNA M. ROSA sul LAGO D'ORTA


Pubblico volentieri le foto inviatemi da questo gruppo di amici proveniente dalla vicina Valsesia e capitanato da quel grande ed esperto camminatore, il mitico Don Giuseppe, che si ritrova almeno due volte all'anno per fare un'escursione che, sancisca il loro amore per la montagna e rinnovi gli antichi legami di amicizia.
E' così succede, come dice il Vasco, "ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro ai fatti suoi..."  che quando arriva la data predestinata, queste persone mollano i propri affari, i propri impegni, i propri affetti e per un giorno si dedicano alla comune passione per l'outdoor, dandosi premurosa attenzione l'un l'altro come fanno i veri amici tra ricordi, gioiosi e tristi, risate, simpatia e racconti di come va la vita...veramente un bel gruppo affiatato, che ho avuto il privilegio di accompagnare sul Monte Crabbia (o Barro), una modesta cima di 662 m che si eleva tra il Lago d'Orta e le pendici del Mottarone. Il poggio panoramico, sormontato da una grande croce di legno eretta dagli Alpini, si trova a 639 m.

sabato 27 novembre 2010

camminare d'inverno







Mi raccomando, guardate la pagina delle escursioni invernali, dove troverete le occasioni adatte a tutti per vivere e assaporare appieno la montagna nella sua vesta bianca......

martedì 19 ottobre 2010

escursione sul MONTORFANO

Pubblico con piacere la foto inviatami da Colonia, che ritrae il gruppo davanti al secolare olmo di Mergozzo, tappa finale di un'escursione ad anello che ha provato severamente le loro forze, ma che li ha lasciati colmi di soddisfazione per quanto visto.

Si parte con il pulmann alle 9.00 dall'Hotel Cortese di Armeno, e raggiungiamo Mergozzo (204 m.).
Il dislivello totale sarà di 590 m. La difficoltà dell'escursione E .
Partiamo dalla località "Al Sasso" per raggiungere la cava di granito verde, per poi intersecare la strada della Lina Cadorna. Porto la loro attenzione sulle opere di realizzazione della strada, gli imponenti muri di sostegno, le prese per incanalare l'acqua, il fortino; soprattutto nei particolari ben fatti si nota la grandiosità dell'opera. Arriviamo alle polveriere e il panorama bellissimo sui laghi, sul Cusio e su Gravellona li ripaga della fatica. Raggiungiamo dunque la cima (794 m.). Noto che qualcuno ha già dato tutto, allora prolungo di qualche minuto la pausa, mentre descrivo loro il sentiero che ci separa ancora dal paesino di Montorfano. Raccolte ulteriormente le energie, ripartiamo per la discesa che durerà un'oretta circa.
Belli gli scorci panoramici sulle cime della Valgrande e sul lago di Mergozzo. Restano di stucco nel vedere la "lizza", speciale scivolo utilizzato dai cavatori per trasportare il materiale a valle. All'altezza della palestra di arrampicata, fermo il gruppo per una pausa che giunge quanto mai opportuna; qualcuno è esausto,(il più anziano ha ottant'anni), ma dopo qualche parola di incoraggiamento, riprendiamo a camminare per arrivare al ristorante Belvedere verso le 14.00, dove ci aspettano le mezzepennette al cinghiale che avevamo prenotato.
Le forze sono ritornate, insieme al sorriso ed arrivano anche i ringraziamenti per il sottoscritto che ricambia e che comunica loro che a Mergozzo li attende....una dolce sorpresa....
Qualcosa dovevo inventarmi per far riprendere loro il cammino, perciò rapida visita alla bella chiesa di S. Giovanni (che non sapevo fosse l'unica della diocesi di Novara ad essere cruciforme) con la sua antica fonte battesimale e poi, via, sulla mulattiera che si congiunge a Mergozzo ovvero il "Sentiero Azzurro".
La scala in ciotoli denominata "Scarpia" ci fa arrivare velocemente nei pressi del  famoso negozio "Vecchio Fornaio Pasticciere" dove i gentilissimi gestori Giordano e Patrizia, ci stanno aspettando per farci degustare il tipico dolce di Mergozzo, la "Fugascina". Tutti ne apprezzano la grande bontà, e sono felicissimi di portarsi in Germania dei "souvenirs" così squisiti.
Concludiamo l'escursione con una visita al lago dalla pittoresca piazza di Mergozzo, con il suo olmo secolare,
e, tutti proviamo un senso di pace e gratitudine......
Ho sentito una volta, qualcuno che diceva: le cose semplici, sono le più belle....e  cosa c'è di più bello che camminare? Vielen Dank........